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LA LUCE DENTRO

LA LUCE DENTRO

LA LUCE DENTRO

4 novembre > sala 2 > ore 22:15

Italia – 2020 – colore – 62’

 

Regia – Sceneggiatura – Fotografia – Montaggio: Luciano Toriello
Musica: Riccardo Giagni
Montaggio del suono: Matteo Lugara
Interpreti: Antonietta Clemente, Marco Di Sabato, Mario Battista, Loredana Iannantuono, Simone Battista, Gianni Battista, Christian Hdiouech, Nicoletta Carbonaro, Priscilla Lopez
Produzione: Fondazione Apulia Film Commission, Fondazione con il Sud

 


SINOSSI
Essere padre è tra i più ardui compiti ai quali un uomo possa assolvere. Ma quanto è più complessa la genitorialità quando deve essere vissuta al di qua delle sbarre di un istituto penitenziario? D’altro canto, a quale destino vanno incontro i figli dei detenuti, dolorosamente privati della presenza fisica e quotidiana della figura paterna ed esposti all’emulazione di modelli negativi? Quali le loro esigenze affettive ed educative? Girato tra le mura della Casa Circondariale di Lucera e quelle delle case delle famiglie dei detenuti, La luce dentro è il racconto di una presa di consapevolezza individuale e di un desiderio di cambiamento che unisce genitori e figli: insieme in un percorso in cui ci si pensa – o ripensa – come persone e come parte di una comunità.

 


NOTA DI REGIA

“Da sempre mi sono occupato di temi sociali e ho lavorato spesso in collaborazione con il mondo dell’associazionismo. In particolare, per la produzione di La luce dentro, abbiamo lavorato fuori e dentro le mura della Casa Circondariale di Lucera – mia città natale – insieme all’Ass. Lavori in Corso e a Paidòs Onlus, iniziando a riflettere ed incontrare i detenuti e le loro famiglie. In questa ricerca, il mio obiettivo non è mai stato quello di santificare il carcerato – d’altronde se si è ristretti un motivo di fondo esiste – né tantomeno di fornire un’immagine edulcorata del seppur nobile lavoro delle associazioni che operano negli istituti penitenziari. Il mio focus è andato piuttosto sulle pene e sui traumi che i bambini figli dei detenuti si trovano a gestire, alle colpe non proprie che loro malgrado devono pagare. Ad esempio è stato per me decisivo l’incontro con Priscilla, ragazza appena diciottenne cresciuta presso la casa famiglia gestita da Paidòs, che tra le lacrime mi ha parlato in maniera dura e lucida del padre detenuto e della sua indicibile colpa. Probabilmente lo ha fatto per liberarsi definitivamente di un macigno psicologico, per chiudere un capitolo della sua esistenza da bambina. Credo che il rapporto che i padri detenuti instaurino con i propri figli sia in generale un tema sottovalutato, di cui forse le stesse persone direttamente coinvolte per pudore tendono a non parlare. Quando ho incontrato Simone e Gianni, i due bambini poi diventati i protagonisti del film, ho capito che avevano difficoltà di comunicazione con il padre: quando non si vede per tanto tempo una persona, sia pure un familiare stretto, poi inevitabilmente si hanno problemi nel relazionarsi, nel riprendere le fila delle rispettive esistenze. I due bambini mi hanno raccontato che non era loro permesso portare giocattoli all’interno del carcere, né disegni o colori. Questo mi ha fatto riflettere su quanto sia difficile, per entrambe le parti, coltivare la sfera emotiva e affettiva e su quanto sia complesso per un padre, da dietro le sbarre, esercitare il proprio ruolo di riferimento educativo. Con la realizzazione de La luce dentro – per le cui riprese durate circa un anno e mezzo ho trascorso lunghe giornate con i miei protagonisti, fuori e dentro la Casa Circondariale di Lucera – ho la presunzione di poter dire di aver aperto una piccola breccia attraverso la quale i miei protagonisti hanno rafforzato o perlomeno provato a ripristinare la loro comunicazione interrotta o mai avviata, in alcuni casi. Un’occasione, che io stesso ho voluto cogliere, per ripensarci come singoli individui, come famiglie, come parte di una comunità.”

 

 


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