A GOOD MAN
11 novembre > SALA 5 ore 21
Francia – 2020 – colore – 108’
CREDITS
Regia: Marie-Castille Mention-Schaar
Sceneggiatura: Christian Sonderegger, Marie-Castille Mention-Schaar
Fotografia: Myriam Vinocour
Montaggio: Benoît Quinon
Scenografia: Isabelle Quillard
Costumi: Isabelle Mathieu
Interpreti: Noémie Merlant, Soko, Vincent Dedienne, Gabriel Almaer, Alysson Paradis, Anne Loiret, Geneviève Mnich, Jonas Ben Ahmed
Produttrice: Marie-Castille Mention-Schaar
Produzione: Willow Films, Scope Pictures, France 2 Cinéma
Word Sales: Pyramide Films
SINOSSI
Benjamin è un infermiere, Aude dà lezioni di danza e si stanno godendo la loro nuova vita dopo aver lasciato Aix-en-Provence. Sei anni d’amore li legano fortemente dal loro primo incontro in una discoteca. Ma il desiderio di un bambino sconvolge completamente il loro equilibrio e li costringe a provare a ridefinire il loro posto e il loro rapporto con il mondo…
LA REGISTA: MARIE-CASTILLE MENTION-SCHAAR
Marie-Castille Mention-Schaar inizia la carriera lavorando come giornalista a Los Angeles per The Hollywood Reporter. In seguito diventa una consulente cinematografica. Tornata in Francia, produce film per la Trinacra Films prima di fondare le sue società di produzione Loma Nasha e Vendredi Films con Pierre Kubel nel 2001. Insieme, i due hanno prodotto 14 lungometraggi. Nel 2008 esordisce come sceneggiatrice con La Premiere Etoile. A seguito dell’enorme successo di incassi della pellicola, scrive e dirige il suo primo film Ma Premiere Fois. Nel 2015 fonda una nuova casa di produzione, la Willow Films, con cui produce e co-produce lungometraggi quali Coby di Christian Sonderegger, Le Rire De Ma Mere di Colombe Savignac e Pascal Ralite, Honey Cigar di Kamir Aïnouz e i suoi Heaven Can Wait e All About Mothers. Madre di due figli, è fondatrice e presidente di Le cercle feminin du cinema francais, Ufficiale delle Arti e delle Lettere e membro del Consiglio della SACD (Società francese degli Autori e Compositori Drammatici). A Good Man è il suo sesto lungometraggio da regista.
NOTA DI REGIA
“Da anni nutro un vivo interesse per la questione dei generi, dei ruoli e delle identità. Cosa significa essere una donna, un uomo? Cosa significa essere una madre, un padre? Da secoli le società patriarcali costruiscono certi ruoli, confezionando questi abiti che siamo obbligati a indossare. Abiti che ci vincolano, ci castrano, ci costringono, ma al contempo ci rassicurano.
La “fluidità” con cui le nostre società si trovano a fare i conti da alcuni anni sta smantellando tutto questo sistema. Ovviamente è un fenomeno che fa anche paura. È facile capire come mai così tanti Paesi abbiano imposto la sterilizzazione agli uomini trans, e cioè per non avere a che fare con quello che, per gran parte delle persone, è ancora un tabù assoluto: un uomo incinto. Ma oggi i codici stanno cambiando e in fretta. Specialmente fra le nuove generazioni. Ed è in questo che il cinema può essere d’aiuto, informando le persone e generando un dibattito. Perché gli spettatori sono in grado di identificarsi nelle storie più singolari e farle proprie. Perché i film spingono le persone a farsi domande che tutti ci poniamo.”