Giovanna Ralli
Testo critico
Con la sua figura solare e i modi delicatamente immediati che la caratterizzano, Giovanna Ralli è una delle presenze più significative del cinema italiano del dopoguerra. Giunta, ancora bambina, sui set cinematografici nelle difficoltà del periodo bellico, questa attrice dalla bellezza sincera si è spinta nell’immaginario nazionale sino alla stagione delle fiction televisive mantenendo un pro lo tanto discreto quanto determinato, solido nella caratterizzazione del suo personaggio tanto quanto capace di mettersi alla prova con coraggio.
E’ ancora una bimba proveniente dal quartiere popolare romano del Testaccio quando, nel pieno delle difficoltà belliche, la troviamo per esempio inconsapevole testimone dei prodromi del neorealismo, impegnata sul set di I bambini ci guardano di De Sica (dove pare ci fosse anche il piccolo Marcello Mastroianni), tra i bimbi che in una scena giocano ai giardinetti. Accanto a De Sica, Giovanna Ralli si ritroverà ben altre volte, ormai signorina dagli occhi luminosi e dal sorriso limpido, con un premio di bellezza in tasca (“Miss Sorriso Lazio”: ed è vero che il suo sorriso sa imporsi) e una carriera che si avvia al successo, basata sulla caratterizzazione della ragazza romana di quartiere, semplice e concreta, ma anche consapevole della sua bellezza.
Il suo vero battesimo, Giovanna Ralli lo deve a Aldo Fabrizi, che la volle nel ruolo di Marcella, la glia del suo Cavalier Valenzi in La famiglia Passaguai e nei due seguiti. E’ questo il vero momento in cui per l’attrice il cinema diventa qualcosa di concreto, la possibilita’ di esprimersi e di andare avanti, un lavoro che, come ebbe a dire una volta, “mi fa vivere, mi fa leggere di piu’, migliorare interiormente, conoscere di piu’ la vita, capire piu’ prontamente gli altri”. Un’attitudine che evidentemente le ha permesso di farsi apprezzare e l’ha portata a condividere la scena con tutti i grandi interpreti del nostro cinema, lavorando con Alberto Sordi, Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi e più avanti Franco Nero, Tomas Milian. E’ stata diretta dai registi che hanno segnato la storia del cinema italiano, da Rossellini a Emmer, da Zurlini a Scola e Corbucci, e in teatro da Garinei e Giovannini, accanto a Renato Rascel. Per lei Sergio Amidei, tra gli sceneggiatori fondamentali del cinema italiano, ha scritto ruoli che saranno fondamentali nella de nizione del suo personaggio. Sia nella fase solare degli anni Cinquanta (Anni facili, Il bigamo), che nella svolta degli anni Sessanta, quando Rossellini la volle in Il generale Della Rovere, Era notte a Roma e Viva l’Italia, e Carlo Lizzani in La vita agra. E quando Giovanna Ralli decise con coraggio di interpretare, accanto ad Anouk Aimèe, il ritratto sa co in La fuga di Paolo Spinola. E’ un decennio, questo, in cui l’attrice si concede maggiori sfumature e incarna molto bene l’idea di una femminilita’ che si è andata modernizzando assieme ai costumi acquisiti dal paese. Tanto che, in quel magni co ritratto generazionale di una nazione che è C’eravamo tanto amati, Ettore Scola la vorra’ per il significativo ruolo di Elide, la glia del palazzinaro arricchito con nostalgie fasciste che diventa moglie di Gianni, l’avvocato arrivista interpretato da Vittorio Gassman.
Giovanna Ralli è insomma un’attrice che sta nel cuore del cinema italiano con concretezza: “non sono diventata una star, ma sono una professionista. La star dura cinque, dieci anni. Io vorrei lavorare no a sessanta”, ha detto in un’intervista del 1970. E ci è riuscita, perché ha attraversato il cinema italiano (non senza una trasferta hollywoodiana, dove ha lavorato con Blake Edwards, Michael Caine, George Peppard, Raf Vallone) restando sempre una presenza che ha mostrato il suo carattere. Offrendosi serenamente all’immaginario di un paese che andava elaborando con di colta le mutazioni del dopoguerra. Tra le signore del cinema italiano, Giovanna Ralli resta come una presenza che ha saputo imporsi con l’immediatezza e la semplicita’ che proviene dal suo modo di proporsi sulla scena: sincero e schietto, veemente e accorato nella caratterizzazione naturale che le veniva dalla matrice popolare della sua figura. Ma anche naturalmente elegante, quando serviva. Giovanna Ralli è stata capace di raccontare il transito della donna italiana dai valori di una dimensione di quartiere, che si dibatteva tutto sommato con gioia tra le difficoltà quotidiane del tardo dopoguerra, alla rivalsa borghese degli anni Sessanta, in cui o riva la sua matrice originaria alla conquistata eleganza di una femminilità più consapevole. E poi si è spinta nella maturazione di una presenza che ha saputo essere coerente prima con gli stilemi di un immaginario più problematico e stridente come quello degli anni Settanta, poi con la sopraggiunta semplificazione adottata negli anni Ottanta.
Biografia
Nata a Roma e cresciuta nel quartiere popolare del Testaccio, Giovanna Ralli ha solo sei anni quando, per aiutare la famiglia nelle difficoltà del periodo bellico, si ritrova a fare delle brevi apparizioni in film come I bambini ci guardano di Vittorio De Sica (1943). Ancora quindicenne, dopo aver vinto il premio di bellezza Miss Sorriso Lazio, torna a lavorare nel cinema con brevi apparizioni in film come Luci del varietà (1950) di Alberto Lattuada e Federico Fellini o La famiglia Passaguai (1951), in cui Aldo Fabrizi la sceglie per il ruolo della figlia del protagonista, chiamandola poi anche nei due altri capitoli della serie. A queste prime prove fanno seguito negli anni ’50 una serie di ruoli che la vedono impegnata nella caratterizzazione della popolana romana vivace e istintiva. È così accanto a Nino Taranto in Anni facili (1953) di Luigi Zampa, con Vittorio De Sica nel terzo episodio di Villa Borghese (1953) di Gianni Franciolini, è una de Le ragazze di San Frediano (1955) che Valerio Zurlini trae dal romanzo di Pratolini, Mario Monicelli la vuole in Un eroe dei nostri tempi (1955), Luciano Emmer la sceglie sia per Il bigamo (1956) che per Il momento più bello (1957). Dopo una parentesi di successo nel teatro leggero, che tra nel 1957 la vede con Renato Rascel in Un paio d’ali di Garinei e Giovannini, arriva per Giovanna Ralli la svolta determinata da Roberto Rossellini, che la sgancia dalle commedie per calarla in una dimensione drammatica più piena in film come Il generale Della Rovere (1959), Era notte a Roma (1960) e Viva l’Italia (1961). Sono ruoli più definiti, che si affiancano con prestigio alle interpretazioni di film di maggior successo come Costa Azzurra (1959) di Vittorio Sala, Il nemico di mia moglie (1959) di Gianni Puccini e il musicale Nel blu dipinto di blu (1959) di Piero Tellini con Domenico Modugno. All’inizio degli anni ’60 uno dei registi storici del cinema italiano, Carmine Gallone, la vuole protagonista dei suoi ultimi due film La monaca di Monza e Carmen di Trastevere (entrambi del 1962), ma è nel 1964 che Giovanna Ralli tenta con successo nuove strade che danno nuovo slancio alla sua carriera. La troviamo così in La vita agra, che Carlo Lizzani trae dal romanzo di Bianciardi, nel terzo episodio di Se permettete parliamo di donne di Ettore Scola e soprattutto in duetto d’amore con Anouk Aimée in La fuga di Paolo Spinola, ruolo coraggioso, in un’epoca in cui l’omosessualità femminile non era argomento facile al cinema, che le vale il primo Nastro d’Argento come attrice protagonista. Chiamata da Blake Edwards a Hollywood per interpretare Papà, ma cosa hai fatto in guerra? (What Did You Do in the War, Daddy?, 1966), Giovanna Ralli tenta la strada del cinema americano che la vede impegnata in film come Il carnevale dei ladri (The Caper of the Golden Bulls, 1967) di Russell Rouse e Passo falso (Deadfall, 1968) di Bryan Forbes. Nel frattempo Sergio Corbucci la vuole nello spaghetti western Il mercenario (1968) e, tornata definitivamente in Italia, interpreta per Italo Zingarelli Una prostituta al servizio del pubblico e in regola con le leggi dello stato (1970). Frequenta poi il giallo all’italiana e il poliziottesco in film come Gli occhi freddi della paura (1971) di Enzo G. Castellari e La polizia chiede aiuto (1974) di Massimo Dallamano. Nello stesso anno Ettore Scola la vuole nel corale C’eravamo tanto amati, grazie al quale vincerà come Migliore Attrice non Protagonista il suo secondo Nastro d’Argento. La seconda metà degli anni ’70 vedono Giovanna Ralli prender parte a commedie di costume come Per amare Ofelia (1974) di Flavio Mogherini e Colpita da improvviso benessere (1975) di Franco Giraldi. Nel 1977 torna a teatro diretta da Garinei e Giovannini in Fra un anno alla stessa ora e, non soddisfatta delle proposte che le vengono dal cinema, decide di prendersi una pausa dopo aver interpretato Arrivano i bersaglieri (1980) di Luigi Magni e Manolesta (1981) di Pasquale Festa Campanile.
La ritroviamo nel 1990 in Verso sera di Francesca Archibugi, per dedicarsi poi prevalentemente alla fiction televisiva. L’attrice sarà infatti tra i protagonisti di Un prete tra noi (1997-1999) di Giorgio Capitani, Angelo il custode (2001) di Gianfrancesco Lazotti, I colori della vita (2006) di Stefano Reali, Ho sposato uno sbirro (2008-2010) di Mauro Graiani, Tutti pazzi per amore 3 (2011) di Riccardo Milani. In anni più recenti la ritroviamo al cinema in film come Il sangue dei vinti (2008) di Michele Soavi, Immaturi (2011) di Paolo Genovese e Un ragazzo d’oro (2013) di Pupi Avati. Nel 2003 è stata insignita dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica per meriti artistici.